giovedì 22 dicembre 2011

Polentologia 2 – della Polenta

Polenta Taragna





Le radici della polenta come cibo della tradizione non risalgono solo a dopo la scoperta dell’America e alla diffusione commerciale da parte dei Veneziani; la polenta infatti veniva già mangiata in epoca romana, come possiamo leggere nel trattato di Apicio De re coquinaria del I secolo a. C.
La ricetta che il gastronomo romano (morto suicida, come il grande Vatel, perché non aveva più la possibilità economica di supportare grandi banchetti), riporta nel V capitolo del libro è quella della polenta iuliana, non si sa se dal nome dell’imperatore, noto per la sua frugalità anche nei pasti o se come indicazione geografica…il che avrebbe senso, come persistenza di radicate abitudini alimentari.
Le polente utilizzate all’epoca – dal latino puls, derivato dal verbo pultare, pestare, picchiare dal quale pare derivi il porridge inglese - erano fatte di cereali, in prevalenza di grano o farro.
Una derivazione moderna di questa tradizione può essere rappresentata dalla polenta Taragna, diffusa nella Valtellina e nelle valli delle provincie di Bergamo e  Brescia, composta da un misto di farine tra cui spicca la presenza della farina di grano saraceno, probabilmente dovuta alla persistenza di una coltivazione autoctona.
Il nome Taragna, invece, pare derivi da tarai (o tarel), voce dialettale che indicava il bastone con cui la polenta veniva girata.

La ricetta è facilissima

Per due persone

Per la polenta
200/ 250 gr di farina di polenta Taragna (composta da metà farina di grano saraceno e metà farina di mais gialla)
1 litro d’acqua
un cucchiaio da the di sale


Per l’accompagnamento:

25/50  grammi burro
3 o 4 foglie di salvia
formaggio – le qualità tradizionali sono il Bitto, il Branzi, la Casera o la Fontina o in generale formaggi  semigrassi e caciotte locali (come in questa ricetta in cui ho usato una caciottina bresciana).

Fare bollire l’acqua, aggiungere la polenta e il sale e fare cuocere, sempre rimestando, finchè la polenta non si addensa e tende a staccarsi del bordo della pentola; come si è detto la tradizione vorrebbe che si usasse un mestolo di legno; personalmente essendo un’amante della cucina veloce, uso la polenta già precotta, pronta in pochi minuti, e la giro con la frusta da cucina, che è un ottimo modo per evitare i grumi (le mie amiche mi chiamano mani d’amianto, ma voi fate attenzione, usate una presina per prendere la frusta…).
Versate la polenta in una ciotola bagnata con acqua fredda, in modo che non si attacchi e si raffreddi più velocemente.

A parte, mentre fate cuocere la polenta, fate sciogliere a fuoco lento il burro in una padella insieme alle foglie di salvia, facendolo imbiondire ma non scurire; quando è pronto versatelo sulla polenta alla quale avrete aggiunto e amalgamato dei pezzi di formaggio.

Questa è la ricetta base, ma, ovviamente, può essere gustata anche con altri tipi di contorno: salamelle, salsicce, puntine di maiale…
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