Penso sia capitato a tutti di acquistare un oggetto spinti da un irrefrenabile quanto apparentemente immotivato impulso.
A me è successo qualche anno fa con questa oliera/acetiera trovata in un mercatino dell'usato: non appena l'ho vista non ho potuto proprio fare a meno di comprarla; non che ne avessi bisogno, ma toccava qualche mia intima corda, come se mi ricordasse qualcosa.
Il mistero l'ho poi risolto quando l'ho mostrata a mia sorella: in effetti questa è la stessa oliera che si trovava nella vetrina della cucina di mia nonna Teresina, solo che la versione che possedeva lei era bianca, e i tappi di sughero.
In effetti, come si può evincere dall'esame dei tappi di plastica presenti su quella da me acquistata, si tratta di un omaggio dell'acqua minerale Lurisia (Fonti Radioattive Lurisia, recita la scritta), di cui la mia nonna era un'affezionata consumatrice, probabilmente un omaggio dell'azienda produttrice risalente della fine degli anni '50, inizio anni '60 del secolo scorso.
E questo a riprova di come le nostre scelte siano molto spesso determinate da suggestioni acquisite nel corso della nostra infanzia, mantenendo attraverso le generazioni una sorta di imprinting estetico...
Ma al di là del singolo oggetto ri-acquisito in epoche differenti, molti sono nelle nostre case ma anche nelle nostre cucine, gli oggetti che, sopravvissuti a coloro che li hanno acquistati, svolgono tuttora il loro compito, passati di mano in mano ai membri della famiglia attraverso le generazioni, fino ad essere diventati quasi una sorta di genius loci; questa serie di post è dedicata a loro, fedeli amici, silenziosi testimoni e alle loro storie...
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