mercoledì 24 ottobre 2012

Shaker in vetro e plastica anni '60







Quei favolosi, ingenui, irripetibili anni '60...
La città - monopolio dell'industria meccanica e automobilistica - si ampliava, in altezza e in larghezza, con costruzioni sempre più alte e periferie sempre più lontane.
Dalle campagne ci si trasferiva in città, vicino al nuovo posto di lavoro; ma il sogno di chi in città già abitava e aveva una famiglia con figli piccoli era uno solo: fuggire dall'affollamento di una città sempre più caotica e trasferirsi in campagna.
Una campagna vicina al lavoro, beninteso, quella dei paesi della prima e seconda cintura di Torino; Collegno, Rivoli, Rivalta, Rosta, Villarbasse, Alpignano da una parte, Nichelino, Moncalieri, Chieri e via dicendo dall'altra
Case singole - o, al massimo costruite insieme ai parenti, fratelli, sorelle o genitori, un piano per ciascuno - lontane dalle beghe del condominio; un pezzo di terra -  un giardino o un orticello, per i più modaioli una piscina - per i giochi dei figli e per mangiare fuori la domenica, con parenti e amici.
Il sogno bucolico di una generazione di cittadini, che si troverà, nel fine settimana, a svolgere lavori di giardinaggio o manutenzione di cui, prima, non sospettava neanche l'esistenza...
Sognare, comunque non ha prezzo; e, per una generazione cresciuta con i film americani - allegre famiglie e combriccole di amici che. in abito da sera, sorbivano cocktail davanti al barbecue, l'America delle commedie   di fine anni '50 inizio anni '60,  Lucille Ball, Sandra Dee,  Maureen O'Hara, Doris Day, Rock Hudson, Tony Randall, Walter Mattau, Jack Lemmon ( e mi perdonino i cinefili quanti non ho ricordato) - il mito di un cocktail dal nome internazionale come aperitivo.
E per preparare un simile cocktail, si sa, ci vuole lo strumento adatto: come questo shaker (diminutivo di cocktail shaker) realizzato con materiali più economici rispetto a quelli professionali d'acciaio - ossia in vetro e plastica, adeguatamente licenziata, come stampigliato all'interno dalla patente (SERI LUMI- ITALY - PER ALIMENTI -  D.M. 15-4-1966),  ma con il vantaggio di poter misurare le dosi imparando a preparare i cocktail più di moda: Manhattan, Bronx, Rob Roy, Red Lion, Vodka Dry e, ovviamente, Martini, sognando di essere James Bond (che, si sa, lo preferisce shakerato); e infatti una serie di tacche, stampate sul vetro, consente anche ai meno esperti di preparare cocktail internazionali per fare bella figura con gli ospiti.
Bizzarramente in due misure, per tre o sei persone; ma i cocktail non vanno forse serviti abbondanti?
E, per coronamento, con l'aggiunta di una spruzzata di angostura, una scorza d'arancia o una ciliegia sottospirito...ma, soprattutto, su ognuno, un pizzico di nostalgia...

Nessun commento:

GiornaleBlog Notizie Blog di Cucina