Ravioli di pasta frolla
ripieni di marmellata di mele cotogne
In cucina, si sa, non sempre
tutto fila liscio: basta distrarsi un attimo e la torta brucia (a me il
plumcake), volti gli occhi e la polenta si attacca, suona il telefono e il
fritto si carbonizza…
Però come diceva il mio capo
nonché tutor di dottorato, professore di Topografia, esistono errori
accidentali ed errori sistematici: un conto è distrarsi mentre si sta facendo
un’operazione in cucina – errore accidentale,
passibile però di trasformarsi in errore sistematico, se diventa
un’abitudine – un conto è sbagliare sapendo già che si sta sbagliando.
L’errore in questione è
stato non telefonare prima a Clara.
Ma veniamo all’antefatto: in
occasione di Natale, qualche anno fa, Clara regalava a amici e colleghi dei
deliziosi cubetti di cotognata da lei stessa prodotti; non avendola incontrata
quest’anno – ed essendo quindi in crisi ipoglicemica dovuta a carenza di
cotognata –avendo avvistato al mercato di Porta Palazzo una bancarella che
offriva a modico prezzo la materia prima – belle mele cotogne - ovviamente non
ho resistito all’impulso di farne scorta.
A quel punto è stato tutto
un susseguirsi di eventi ineluttabili: colta da frenesia ho dovuto cercare
subito la ricetta su internet per poter velocemente produrre la droga
zuccherina… e la verità è che sulla rete navigano cuoche più cialtrone di me.
Per farla breve – anche
perché ora ho telefonato a Clara e dedicherò il prossimo post alla maniera più
giusta e veloce per ottenere un’ottima cotognata casalinga - avendo errato e
trovandomi quindi a gestire una certa quantità di cotognata poco solidificata,
ho pensato di riciclarla, creando dei dolcini che, comunque, come direbbe Laura, “hanno un loro perché…”
Per la frolla:
200 gr farina
100 gr burro
1 pizzico sale
1 cucchiaio acqua fredda
Per il ripieno:
300 gr mele cotogne
150 gr zucchero
acqua qb
1 chiodo di garofano
1 piccolo pezzo di stecca di
cannella
il succo di mezzo limone
Lavate con cura le mele
cotogne, togliendo la lanugine che le riveste (sarà per questo che le chiamano
cotogne? In piemontese le ho sempre sentite chiamare Pom Podogn, ma ho visto
che su internet sostengono sia Codogn; chi lo sa mi delucidi, grazie).
Tagliatele a pezzi senza
sbucciarle, e cuocetele in acqua (deve arrivare fino a un dito sotto le mele);
la cannella, il chiodo di garofano e il limone.
Frullate con un mixer le
mele insieme al liquido di cottura e aggiungete la metà del peso delle mele in
zucchero. Cuocete fino a che non si addensa.
Impastare insieme tutti gli
ingredienti per la pasta frolla; va bene anche metterli in un frullatore, però
la pasta va raffreddata dopo in frigorifero, anche meglio se viene fatta il
giorno prima.
Con il matterello stendete
la frolla in fogli di spessore di 1/2 mm, con il bordo bagnato di un bicchiere
ritagliate dalla pasta tanti cerchi quanti sono i ravioli che volete ottenere.
Mettete al centro di uno cerchio di pasta un cucchiaino di marmellata di
cotogne, inumidite il bordo del cerchio di frolla e chiudete il raviolo
ripiegando a metà la pasta; premete con i rebbi di una forchetta lungo tutto il
bordo in maniera da sigillarlo bene.
Cuocere in forno a 180 gradi
per 15 minuti circa, girando i ravioli quando sono dorati in maniera da
cuocerli uniformemente.
Spolverare i ravioli con
zucchero a velo non è fondamentale, però fa molto chic.
E quindi,
come direbbe Fedro, “e muzos deloi oti”, ossia, la morale della favola è:
errare è umano (perseverare diabolico), ma è solo dai propri errori che si
impara (e talvolta, si crea) qualcosa di buono.
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