Zuppa di cipolle
Per una serata in montagna (dosi per quattro pastorelli):
4 belle cipolle tagliate a fette sottili e stufate
2 patate
1 litro di brodo
fette di pane raffermo tostate nature in forno o in una pentola antiaderente con un filo d'olio
sale e pepe qb
formaggio grattugiato
Da quando ho scoperto come poter mangiare le cipolle senza effetti collaterali, per recuperare gli anni perduti, per la gioia di familiari e amici sto facendo uso intensivo delle medesime: frittate, pizze e zuppe, tutti li cucino, i piatti che a lungo non ho potuto mangiare.
L’altra sera per l’appunto – essendo oltretutto in possesso di una baguette rafferma, ideale per fare dei crostini filologicamente in tema - stavo cucinando per Ornella e Claudio la zuppa di cipolle, uno dei must di questa stagione, amato da tutti i miei ospiti - quando ho pensato che, in fondo, questo è uno dei piatti che maggiormente appartiene al mio DNA. La famiglia di mio padre infatti, pur essendosi stabilita in Piemonte agli inizi del secolo, e essendosi poi unita con matrimoni alla popolazione autoctona, è di origini valdostane.
Non che tale cucina sia mai entrata nella cucina della nonna Teresina, di origini astigiano/torinesi– era il nonno quello di origini valdostane, nato però in Piemonte, dove poi aveva trascorso tutta la vita - ma, come direbbe William Ross Wallace è la mano sulla culla quella che governa il mondo o, in questo caso, è la mano che impugna il mestolo che decide cosa e come si cucina…e la cucina della nonna era molto buona.
Tornando all’argomento cipolle, non è che a casa sua non si mangiassero, tutt’altro: le cipolle ripiene di arrosto della nonna Teresina erano uno dei suoi piatti più riusciti e apprezzati – ancora ricordo quando a Natale ce ne preparava una grossa teglia di pirex - ma, per l’appunto si mangiavano in altra forma. Però il profumo prevalente nella cucina della nonna era quello, molto piemontese (e anche francese), di burro e aglio. La zuppa di cipolle è entrata – o rientrata, non possiedo gli elementi per dirlo, non avendo conosciuto la mia bisnonna - in casa nostra solo negli anni ’70, in seguito a una ricetta pubblicata su Topolino da me raccolta della soupe à l'oignon (la mia passione per ricette e cucina ha origini precoci e, uhm, lontane), a dimostrazione che le vie della Provvidenza sono infinite.
La versione che propongo è del tutto personale: nelle ricette classiche non è prevista la presenza di patate, ma trovo che servano ad amalgamare meglio gli ingredienti della zuppa; il titolo del post deriva da una mia passione infantile per il brano – il classico pezzo per principianti – che chiedevo a mia sorella di suonare al pianoforte...ricordo ancora l’immagine sullo spartito, un bel pastorello avvolto nel suo mantello marrone con zufolo e cappello di feltro a punta.
Per una serata in montagna (dosi per quattro pastorelli):
4 belle cipolle tagliate a fette sottili e stufate
2 patate
1 litro di brodo
fette di pane raffermo tostate nature in forno o in una pentola antiaderente con un filo d'olio
sale e pepe qb
formaggio grattugiato
In una pentola capiente mettere a bollire le patate pelate e tagliate a grossi pezzi; una volta cotte, scolate e frullate le patate, aggiungete il brodo e le cipolle e cuocete il tutto fino a ebollizione; impiattate ponendo nei piatti uno strato di fette di pane tostato e la zuppa fino a completo assorbimento dal pane; spolverate subito con abbondante formaggio grattugiato; il formaggio deve filare dal cucchiaio, se la zuppa è ben riuscita. Volendo, gratinare.
Per amici vegani, servire senza formaggio (ahimè).
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