lunedì 11 giugno 2012

Pesca nel vino

Minimalia n.7




Un tempo, nei vigneti del Piemonte, le fasce di terreno lasciate libere tra i filari venivano utilizzate per coltivare alcuni tipi di verdure, compatibili con le coltivazioni, - patate, pomodori, insalate  - sia per uso domestico che per la vendita ai mercati, e piante da frutta, in particolare i peschi, che davano come frutto le famose pesche di vigna.
E un dessert/frutta estivo un tempo molto apprezzato - che si può ancora trovare nelle piole, ossia le osterie  che mantengono le tradizioni culinarie del territorio - è la pesca nel vino, servita, come da tradizione contadina, in rustici bicchieri di vetro spesso da tavola, appannati dal freddo.
Per questo dessert, che va preparato con un certo anticipo perché, per meglio prendere sapore, deve riposare almeno un'ora al fresco  prima di essere consumato occorre però, ovviamente, avere dell'ottima materia prima: del buon vino rosso - un bel Barbera, un pregiato Dolcetto, o i nobili Grignolino o Nebbiolo, ad esempio - delle pesche mature - due o tre per commensale, a seconda delle dimensioni - e un cucchiaino di zucchero.
Si lavano e asciugano le pesche - non occorre pelarle - e si tagliano a fettine, mettendole in un bicchiere di vetro; si spolvera il tutto con un cucchiaino di zucchero - non occorre girare - e si aggiunge il vino fin quasi a coprire le pesche; si mette a riposare in frigo, per far si che le pesche acquisiscano il sapore del vino e, a loro volta, cedano il loro succo. 
Si mangiano le fette di frutta con il cucchiaino - o, meglio ancora, a fine pasto, usando più rusticamente la forchetta -  e, alla fine, - ed è il momento migliore - si beve il vino rimasto, dolce e fruttato...

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