Per tutti i santi n.2
La simbologia della vivanda - ricavata con gli avanzi delle granaglie dalla semina - è trasparente: i piatti dischi dorati rievocano il sole che ritorna a splendere dopo l’inverno e annunciano il prossimo arrivo della primavera.
La tradizione d'oltralpe vuole che si preparino le crêpe, tenendo nella mano destra una moneta - meglio se un Luigi d'oro - e che si girino facendole saltare in padella con la mano sinistra. Se si riesce a girare perfettamente la crêpe senza farla cadere o raggrinzirla, si avrà fortuna e prosperità per l’anno a venire.
« Per la santa Candelora
se nevica o se plora
dell'inverno siamo fora;
ma se l'è sole o solicello
siamo sempre a mezzo inverno »
Mala tempora currunt, quest'anno, per la fine dell'inverno, a giudicare dalla bella giornata di oggi.
E non solo secondo il proverbio italiano, ma anche secondo le usanze americane - di origine germanica - per cui il 2 di febbraio si festeggia il giorno della marmotta che, se vede bel sole, e quindi la sua ombra, torna a rintanarsi perché sa che l'inverno non è ancora finito; e pare che quest'anno anche la marmotta abbia voltato la coda e sia tornata nella sua tana.
La buona notizia è che, comunque, l'inverno continuerà, ma solo per altre sei settimane.
Per consolarci, in attesa della primavera, non ci rimane che festeggiare come i francesi, preparandoci una bella cena a base di crêpe. La simbologia, palese, è quella di cibi collegati alla celebrazione del ritorno del sole.
L'origine, antichissima, si fa risalire a riti precristiani; per i romani questa ricorrenza aveva il nome di Lupercalia, in onore del dio Fauno in qualità di Lupercus, ossia protettore del bestiame dall'attacco dei lupi; inizialmente si svolgeva a metà febbraio, periodo in cui, nel culmine dell'inverno i lupi, affamati, attentavano alle greggi avvicinandosi agli ovili; ed era la festa, celebrata con grandi fiaccolate, con cui si concludeva l'anno, che per i Romani iniziava il primo di marzo.
Fra i Celti, era nota come la festa di Imbolc, che in gaelico significa "in grembo", in riferimento alla gravidanza delle pecore, dal momento che in questo periodo venivano infatti alla luce gli agnellini. Questa festività , posta dopo il solstizio d'inverno, celebrava la luce, con l'allungamento della durata del giorno. Poiché questa festa pagana era sotto gli auspici della dea Brigit, si trasformò, dopo la sua trasformazione in festa cristiana, nella ricorrenza di Santa Brigida.
Fu papa Gelasio I verso la fine del V secolo d.C. a permutare l'antica festa dei Lupercali nella Candelora, festa in cui si benedicono le candele in onore di Cristo, "venuto alla luce per illuminare le genti", nel giorno della sua presentazione al tempio come prescritto dalla legge giudaica per i figli maschi, che coincideva anche con la purificazione delle madri dopo il parto, ragion per cui è conosciuta anche come festa della Purificazione di Maria.
E a papa Gelasio viene attribuita l'idea delle crêpe, perché pare ne facesse distribuire ai pellegrini che giungevano a Roma nel giorno della Candelora; leggenda che, al di là nel mito, sembra ricalcare la notizia, questa sì storica, almeno a quanto riporta Liber Pontificalis, che Gelasio durante il suo pontificato salvò Roma dalla carestia.
La simbologia della vivanda - ricavata con gli avanzi delle granaglie dalla semina - è trasparente: i piatti dischi dorati rievocano il sole che ritorna a splendere dopo l’inverno e annunciano il prossimo arrivo della primavera.
La tradizione d'oltralpe vuole che si preparino le crêpe, tenendo nella mano destra una moneta - meglio se un Luigi d'oro - e che si girino facendole saltare in padella con la mano sinistra. Se si riesce a girare perfettamente la crêpe senza farla cadere o raggrinzirla, si avrà fortuna e prosperità per l’anno a venire.
Per la buona fortuna (dosi per 7/9 crêpe)
200 gr farina
2 uova
220 cl latte
1 cucchiaio di olio (o di burro fuso)
1 pizzico di sale
In una ciotola capiente, aiutandosi con una frusta, mescolare tutti gli ingredienti; lasciare riposare il composto per un'ora circa, prima di cuocere le crepe in una padella antiaderente leggermente oliata e ben calda, usando per dosare il composto un piccolo mestolo e girando la padella in modo da creare una superficie quanto più larga e sottile possibile. Cuocere la crepe coperta sul primo lato, poi girarla aiutandosi con una paletta e terminare la cottura, quando si formeranno delle piccole bolle marroni sulla superficie. Conservare tutte le crepe su di un piatto, impilandole una sull'altra prima di servirle, dopo averle riempite a piacere, scaldandole in padella o nel microonde (nel forno tendono a seccarsi troppo).
Le crepe possono anche preparate in anticipo e conservate in frigo per tre o quattro giorni o surgelate.
Si possono farcire con cibi salati (formaggio, prosciutto, uova, verdure) o con dolci (marmellate, frutta cotta, gelato). Nella foto, crepe di farina bianca e di grano saraceno con marmellata di clementine, panna e bucce di pompelmo candite.
8 commenti:
Azzz...che golosità e molto interessante questo racconto, grazie...
Grazie per questo bel post ricco di informazioni; conoscevo il proverbio ma non la storia della marmotta.
Le crepes le adoro.
Grazie x questa interessante introduzione e x la ricetta da sogno :-)
Bellissimo il tuo salon de refuses... Posso entrare anch'io...?
Mi piace anche la ricetta!
Ciao cuoca cialtrona
Grazie Veeup, sono contenta ti sia piaciuto. Buon inizio settimana e buona serata!
Le crepe...quale occasione migliore per avere una scusa per mangiarle?...
La marmotta quest'anno non ci è stata favorevole...per riprendersi consiglio una doppia dose di crepe :)))
Grazie Stefania, buona serata!
Grazie a te, Consuelo, per la costante e affettuosa attenzione...Buona serata!
Cara Tiziana, sei sempre la benvenuta in questa cucina arruffata e un po' sbilenca, come la sua cuoca...Un abbraccio :)))
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